Il mestiere di scrivere
'Siamo una text generation, che lavora, impara e comunica soprattutto leggendo e scrivendo. Tutti, non solo i comunicatori: impiegati pubblici, insegnanti, artigiani, consulenti'. Il libro di Luisa Carrada, Il mestiere di scrivere, è molto più di un manuale: offre anche indicazioni pratiche ma va ben oltre.
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Text generation
E-mail, sms, blog, instant messaging: la web generation è ancora e sempre più una text generation.
Ma con una novità: la convergenza fra i vari media – carta, web, tv… – crea un sistema complesso caratterizzato dalla reciproca influenza fra i media stessi. Non opposizione, quindi, ma sintesi. “Superare la dicotomia tra carta e web” (p. 2) è infatti uno degli obiettivi dichiarati del libro.
Scrittura e architettura dell’informazione
Da un certo tempo […] qua e là si diceva “linguaggio” per azione, movimento, pensiero, riflessione, coscienza, inconscio, esperienza, affettività, ecc. Oggi si tende a dire “scrittura” per tutto ciò e per altro… (Derrida, Della grammatologia, p. 12).
Tutto, in definitiva, è scrittura. Linguaggio e scrittura sono infatti forme per organizzare e trasmettere il pensiero: il rapporto fra scrittura e qualunque forma di organizzazione dell’informazione è dunque strettissimo. E non riguarda soltanto il web ma ogni contesto del nostro agire quotidiano (dalla segnaletica nelle stazioni, negli ospedali e nei negozi, alle etichette degli scaffali ai post-it sul nostro tavolo da lavoro).
Nell’ambito dell’architettura dell’informazione, possiamo pensare a due sfere di azione principali della scrittura: quella a livello del macro-testo (l’intera costruzione Lego – la struttura complessiva di un ambiente, l’architettura generale di un sito…), e quella a livello del micro-testo (i singoli mattoncini che compongono la costruzione – lo scaffale nel punto vendita, la pagina in un sito…). Le considerazioni di Luisa Carrada valgono a mio parere per entrambi questi livelli, ne mostrano anzi l’interdipendenza.
Ritmo, sintesi, complessità
La semplicità e la complessità sono necessarie l’una all’altra.
[…] La migliore approssimazione della soluzione, dal mio punto di vista, è quella del concetto di ritmo, basata sulla modulazione delle differenze (Maeda, Le leggi della semplicità).
Ecco, se dovessi scegliere una sola parola per sintetizzare Il mestiere di scrivere, direi proprio questa: ritmo. Ritmo inteso come complementarietà degli opposti, sintesi di semplicità e complessità, testo e immagine, regola e violazione della stessa. Questa mi pare l’idea più forte del libro. Il ritmo, insomma, non solo come qualità stilistica (che il libro certamente possiede), ma come idea stessa della scrittura.
Mi piace pensare al web – come a tutto il mondo della comunicazione e della scrittura – in termini di ricchezza e abbondanza, non di regole fisse e orizzonti ristretti. Un luogo dove c’è posto per tutto: i testi brevi e quelli lunghi, la razionalità e le emozioni, il poema di cento canti e l’haiku di diciassette sillabe. Dove gli stili si sappiano mescolare in combinazioni sorprendenti.
La nostra professionalità di scrittori e comunicatori oggi sta soprattutto in questa capacità di scegliere e creare nuovi equilibri tra possibilità e soluzioni diverse, esercitando una creatività che va al di là del saper scrivere un testo chiaro ed efficace.
[… Il web è] un millefoglie, che ci attrae dalla ciliegina o dal fiocchetto di panna e che poi possiamo assaporare in tutte le sue sfoglie. Scegliete la metafora che preferite, inventatene una nuova, ma cambiate il vostro modo di pensare il testo, sul web e sulla carta. Provate a pensarlo “a strati” (pp. 54-55).
Insomma – direbbe Nanni Moretti – la scrittura si regge su un equilibrio delicatissimo come il Mont Blanc; non è come un cannolo siciliano dove è tutto dentro.
Grassetti che grasseggiano
I grassetti che “grasseggiano” sono fra le cose che più mi piacciono di questo libro, e che meglio mi sembrano incarnare il concetto di ritmo.
Luisa fa un uso particolare dei grassetti, resi in grigio chiaro (anziché in nero) e con un corpo maggiore rispetto al resto del testo. Ciò li rende particolarmente efficaci come ancore visive ma anche gradevoli all’occhio (molti editori sono ostili all’uso ripetuto del grassetto nel corpo pagina, a causa dell’effetto-macchia che esso può causare), generando – appunto – quel ritmo di cui si diceva.
Luisa Carrada, Il mestiere di scrivere: Le parole al lavoro, tra carta e web. Milano, Apogeo.