Pinterest per l’azienda

Qual è il nesso fra Pinterest e l'architettura dell'informazione, e in che modo questo può contribuire a spiegarne il successo?

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In breve

Pinterest, fra le ultime nascite in fatto di social network, ha avuto nel 2011 una crescita rapidissima. Questo fenomeno apparentemente nuovissimo fa in realtà leva su una modalità di organizzazione molto antica. Il successo di Pinterest risiede, fra le altre ragioni, proprio nella particolare forma di allestimento degli item, percepita forse così “naturale” dal pubblico proprio perché ha radici antiche.

Attraverso l’analisi di casi, con Italo Marconi ho provato a spiegare il successo di Pinterest dal punto di vista dell’architettura dell’informazione, e come persone, organizzazioni e imprese possano sfruttarlo per promuovere la propria presenza in rete.

Pinterest e l’architettura dell’informazione

Cosa c’entra Pinterest con l’architettura dell’informazione? Pinterest è un raccoglitore di immagini, organizzate in bacheche tematiche dette appunto board; ogni profilo può creare e disporre le immagini in più board. È Proprio questa elementare modalità di classificazione che svela i nessi con l’architettura dell’informazione, e suggerisce considerazioni profonde — quelle meno battute negli articoli sul tema.

Considerazioni, nate da alcune chiacchierate con Italo Marconi sulle liste (una passione condivisa), su Warburg e il suo progetto Mnemosyne, e sui libri di Giuliana Bruno.

La disposizione di oggetti in liste, bacheche, tavole è un fenomeno molto antico.

  1. La liste sono le forme più basilari e naturali di organizzazione dell’informazione; facciamo liste continuamente nell’arco della nostra giornata.
  2. Wunderkammer, museo, teatro anatomico, giardini e spazio architettonico, montaggio cinematografico… sono legati assieme, e sono tutti precursori di quel particolare modo di disporre le immagini che è alla base anche di Pinterest.
  3. l’Atlante della memoria Mnemosyne concepito da Aby Warburg è forse uno degli antesignani più illustri di Pinterest (oltre che sintesi dei concetti espressi ai punti precedenti).

Il fuoco di Pinterest non è perciò sulla singola immagine ma sulla collezione — la tavola appunto — che attraverso la sequenza di immagini è in grado di suggerire un motivo, mood o lifestyle dominante. Non è un caso che tutte le guide su Pinterest sono concordi nell’attribuire a questi aspetti un ruolo cruciale.

A questo proposito trovo azzeccatissime le parole di John Maeda che parla di “estetica della sfocatura”: l’importanza nel design del guardare da lontano — dello sfocare appunto — per avere una migliore visione d’insieme.

L’estetica della sfocatura è comune nella storia dell’arte, a partire dai dipinti impressionisti di Monet […] In maniera simile, la terza versione dei controlli dell’iPod risulta piacevole perché sfoca tutti questi producendo un’unica immagine di semplicità. […] Tutti i migliori designer strizzano gli occhi […] per vedere oltre i dettagli, per trovare l’equilibrio tra il tutto e i particolari. Strizza gli occhi anche tu guardando il mondo. Vedrai di più vedendo di meno (Maeda, Le leggi della semplicità, pp. 38-39)

Pinterest per l’azienda: linee guida

Proprio per le caratteristiche viste sopra, la chiave di Pinterest è dunque il concetto di mood o lifestyle.

  1. Promuovi emozioni non prodotti: usare Pinterst per duplicare le immagini dei propri contenuti o prodotti già presenti sul proprio sito e altrove non è sicuramente profittevole; molto meglio invece usarlo per promuovere emozioni, stili di vita — mood, in una parola — legati ai prodotti e attività aziendali.
  2. Partecipa: non curare solo le tue bacheche ma promuovi e partecipa anche contenuti e bacheche altrui, attraverso repin, commenti, board collaborative ecc.
  3. Cura il testo: benché l’immagine abbia un ruolo dominante, anche il breve testo a corredo di ogni pin è importante; usalo per aggiungere link legati al tema e hashtag.
  4. Misura: monitora i risultati attraverso web analytics e SEO.

Chiusura cinematografica

Blow-up di Michelangelo Antonioni ci offre una meravigliosa sintesi sul tema. Mi riferisco in particolare alla famosa sequenza in cui il protagonista ingrandisce ripetutamente le foto scattate nel parco. Solo vedendole in sequenza appese alle pareti si rende conto di aver (forse) fotografato un omicidio.