Poligerarchie. Cosa sono e quando usarle per migliorare la trovabilità

Le poligerarchie sono tassonomie in cui alcuni elementi possono appartenere contemporaneamente a più di una categoria: sono utili quando si devono soddisfare più modelli mentali.

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Indice

Cosa sono le poligerarchie

Le poligerarchie sono sistemi di organizzazione ad albero in cui alcuni nodi possono avere più di un padre: vale a dire che alcuni elementi della tassonomia possono appartenere contemporaneamente a più di una categoria. Le poligerarchie correggono l’eccesso di rigidità tipico delle tassonomie monogerarchiche, dove ogni nodo può avere soltanto un padre, può appartenere cioè a una e una sola categoria. Questi sistemi abbandonano la visione di un mondo perfetto in cui gli oggetti possiedono una collocazione univoca, ammettendo invece una certa elasticità.

poligerarchia

Esempi di poligerarchia

Le poligerarchie sono molto diffuse nei siti di e-commerce, dove avere lo stesso prodotto in più di una categoria favorisce più modelli mentali. Nel sito di Zara, ad esempio, lo stesso “blazer oversize di lino” si trova sia in:

  • Donna > Collection > Blazers
  • Donna > Collection > Lino.
Poligerarchie nel sito di Zara
Un esempio di poligerarchia nel sito di Zara: lo stesso prodotto si trova in due diverse sezioni.

I sistemi poligerarchici sono molto diffusi anche nel mondo fisico. Molti negozi e quasi tutti i supermercati duplicano frequentemente alcuni prodotti, collocandoli in più di un settore. All’ingresso o nelle testate delle corsie, ad esempio, vengono esposti i prodotti in offerta; ma gli stessi prodotti sono lasciati anche nella loro collocazione abituale all’interno dei rispettivi scaffali.

Poligerarchie nelle librerie La Feltrinelli
Un esempio di poligerarchia nelle librerie La Feltrinelli: alcuni libri si trovano esposti sia nei tavoli in evidenza sia nei relativi settori disciplinari.

Quando usarle

Le poligerarchie sono utili quando si devono soddisfare più modelli mentali, che inducono le persone a cercare una stessa risorsa in luoghi diversi. In questi casi, pur mantenendo un impianto tassonomico, si possono risolvere i casi ambigui collocando l’elemento in più di una categoria. Le poligerarchie consentono quindi una maggiore elasticità: per questo sono molto più diffuse di quanto non sembri.

Collocare un oggetto in più di una categoria potrebbe sembrare una soluzione poco elegante, e farci guardare con un certo sospetto a queste forme di organizzazione. Ricordo che per me è stato così i primi anni che lavoravo: non sapevo che questo modello organizzativo fosse uno standard ampiamente usato nella knowledge organization. Per le stesse ragioni anche i committenti sono talvolta riluttanti a impiegare questo sistema.

Probabilmente questo avviene perché ragioniamo da progettisti, in modo autoreferenziale, influenzati da una cultura e da un’educazione scolastica che fa largo uso di tassonomie monogerarchiche, eredità del pensiero aristotelico e illuminista. Le persone, viceversa, quando utilizzano un sistema, nella maggioranza dei casi non si accorgono della “duplicazione” di certi elementi: a loro interessa trovare ciò che cercano col minor sforzo possibile; come ci arrivano è poco importante.

Poligerarchie e briciole di pane

Le briciole di pane non rappresentano il percorso di navigazione compiuto dall’utente, ma esprimono la collocazione della risorsa all’interno dell’albero del sito. Ma quando la risorsa ha più di un padre quale indichiamo nelle briciole?

Una soluzione consiste nello scegliere un path come canonico (canonical url), e rappresentare soltanto e sempre questo nelle breadcrumb. Certo, nel caso in cui per raggiungere quella risorsa non è stato usato il path canonico, il percorso indicato dalle breadcrumb potrebbe depistare. Tuttavia questo avviene anche con i sistemi monogerarchici, quando ad esempio la risorsa è stata raggiunta tramite una scorciatoia o cross-link in pagina.

Un’altra soluzione consiste invece nel rinunciare alle briciole nella loro forma lineare classica, e adottarne una capace di esprimere più relazioni contemporaneamente: è quanto fa ad esempio Amazon (che impiega poligerarchie nei primi livelli e faccette in quelli più profondi).

Poligerarchie vs faccette

Quando abbiamo a che fare con domini molto ampi e complessi, e la sovrapposizione fra le categorie diventa molto frequente, occorre abbandonare il modello poligerarchico e guardare invece alla classificazione a faccette.

Il modo migliore per capire se abbiamo bisogno di una tassonomia monogerarchica, una poligerarchia, o una classificazione a faccette è fare ricerche con le persone, per comprendere i loro modelli mentali. Gli strumenti migliori in questo senso sono il card sorting e il tree testing: se dallo studio emerge che persone o gruppi diversi tendono a collocare o cercare uno stesso elemento in categorie diverse, allora questa è la spia della coesistenza di molteplici modelli mentali. Se i modelli divergenti sono in numero contenuto, o si presentano solo per certi elementi, allora possiamo adottare un sistema poligerarchico; se invece la pluralità di modelli mentali è sistematica, allora probabilmente abbiamo bisogno di un sistema a faccette.

Per approfondire

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