Tassonomie in gioco. Il Nuvolario di Fosco Maraini
Il gioco letterario di un virtuosista della parola, da poco ripubblicato, è una fonte d'ispirazione potentissima anche per gli storyteller, i copywriter e gli architetti dell’informazione di oggi.
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Il Nuvolario: un’invenzione sfrenata
Il Nuvolario. Principi di nubignosia analitica e differenziale. S’intitola così un trattatello sottile sulla tassonomia delle nuvole, scritto da un giovanissimo Fosco Maraini. Il frontespizio originale specifica che il trattato è estratto dagli “Atti del Sesto Congresso di Nimbologia” tenutosi a Trebisonda marina nel 1956.

Ora, chi conosca almeno un po’ la figura eclettica di Fosco Maraini – etnologo, orientalista, fotografo, alpinista – non faticherà a capire che Il Nuvolario è il frutto di una fantasia irrefrenabile. Viceversa, basterebbe cercare in internet “Trebisonda marina” per rendersi conto che questa località non esiste. Così come non esistono gli autori e le opere riportate pedissequamente in nota: dal padre della nimbologia, il tedesco Wolkenpuff, all’inglese Boffysplash; dal Giornale nimbologico italiano al Nuvolaio sfaticato.
Questo trattatello, divenuto quasi introvabile, esce ora in nuova edizione per La nave di Teseo, che sta ripubblicando l’intera opera dell’autore. Nel 2019, l’editore aveva già fatto uscire Gnòsi delle Fànfole, altro fuoco d’artificio che colloca Maraini accanto ai grandi funamboli della lingua come Palazzeschi, Manganelli, Gadda. Il Nuvolario è gioco allo stato puro, una parodia sfrenata di certo accademichese aulico e polveroso, fatto di parole oscure e sintassi involuta, tuttora piuttosto in voga.
Eppure, come sempre accade in Maraini, il gioco ha due facce: nella parodia si innesta anche il suo contrario. Avviene così che accanto alla burla trova spazio la poesia più autentica e profonda. La poesia e la letteratura – sembra dirci l’autore – sono in fondo nient’altro che gioco – e, si sa, il gioco è un affare serissimo. La poesia vera contiene tutto, l’alto e il basso, il serio e il faceto: gli opposti convivono e si alimentano l’uno dell’altro. Eccone un esempio.
Tutti i nimbologi sono d’accordo nell’affermare che le Piume di Fuoco diano, tanto per visione diretta che per evocazione artistica, brividi di una liricità cristallina e metafisica. V’è stato a questo proposito chi ha citato la maniera con la quale Paul Valery prende a parlare di Leonardo. […] s’unisce a tutto questo un vago accoramento, come di presente che sta per fuggire, che è già quasi passato, che pencola sull’orlo invisibile del nulla, non sai se ancora sensazione o già ricordo (Fosco Maraini, Il Nuvolario, pp. 45-46).
Storytelling e tassonomia: cosa possiamo imparare dal Nuvolario
Veniamo dunque al contenuto di questo trattatello sulle nuvole e, soprattutto, a cosa lo renda interessante agli occhi di un designer: copywriter, storyteller, o architetto dell’informazione che sia. Anzitutto, il Nuvolario è un capolavoro di storytelling, capace di parlare a tutti, bambini e adulti, un esempio da incorniciare e studiare. Poi c’è la tassonomia, quella delle nuvole, che il Nuvolario per l’appunto codifica. Tassonomia che prevede 3 classi principali:
- Iperonti – formazioni che si trovano al di sopra dell’osservatore
- Perionti – formazioni che avvolgono l’osservatore (nebbie e foschie)
- Iponti – formazioni ai piedi dell’osservatore (quelle che possiamo osservare dall’alto di una montagna, da un aereo).
Il lettore attento (provo qui a mimare l’accademichese marainiano) noterà immediatamente che l’assunzione dell’osservatore come punto di riferimento rende lo studio del Nostro Autore un esempio di human-centered design ante litteram (si consideri che la prima stesura del Nuvolario data al 1947).
Ma questa tassonomia si rivela ancor più paradigmatica se ne esploriamo le sottoclassi. Gli Iperonti hanno infatti 18 sottoclassi: Graffi e Ragnatele, Canizie di Patriarca, Piume di Fuoco, Capelveneri serene, Figlie del Sole, Corredo di Bimba, Danze e Vino, Torme in fuga, Matrone, Torri Pimpinnacoli e Gloria, Nudi e Frutta, Incendi e Delitti, Giardini degli Dei, Imperi ed Esarcati, Funghi viscerali, Soffitti numiniosi, Le Imbacuccanti, Le Tediose. I Perionti hanno 4 sottoclassi: Tombe, Sfumature, Velami e Chiome, Spazi e Controspazi. Gli Iponti 2 sottoclassi: Laghi del Silenzio, Tappeti degli Angioli. I puristi diranno subito che si tratta di una tassonomia quantomeno sbilanciata. La cui bizzarria ricorda da vicino quella di un certa enciclopedia cinese menzionata da Borges.
Ma, anche in questo caso, la reazione di ilarità che questo inventario in prima battuta ci suscita lascia spazio a riflessioni tutt’altro che ingenue. Non possiamo stabilire a tavolino la validità di un sistema di organizzazione; non esistono classificazioni giuste o sbagliate, ma solo più o meno appropriate a un certo scopo. In biblioteconomia e in architettura dell’informazione si parla di coerenza di una classificazione. La nimbologia di Maraini è coerente sia con l’obiettivo della parodia e del gioco, sia con quello di dare una classificazione emotiva delle nuvole. Il catalogo di Maraini non è interessato a una classificazione “scientifica”, ma a una lettura molto più esperienziale che associa a ogni classe una sfera emozionale: forza, tenerezza, nostalgia…
Il Nuvolario è perciò un esempio vivido del rapporto fra architettura dell’informazione ed esperienza: la scelta di organizzare in un certo modo un “luogo” influenza l’esperienza che facciamo di quel luogo, e il suo stesso significato. Cosa sarebbe il Nuvolario senza il suo rigido sistema ad albero e la sua nomenclatura?
Assaggi
A questo punto, è venuto il momento di assaggiare. Ecco qualche morso del Nuvolario.
Quando il sole piano piano viene da loro indebolito e si diluisce per l’atmosfera, generano una sottile tristezza; alcuni autori dicono “un senso di inutilità della vita”. In certi casi hanno invece la virtù di sollevare lo spirito a una percezione vivida e felice di spazi profondi oltre ogni dire […] Per i poeti i Graffi e le Ragnatele sono nubi caste, d’una bellezza astratta, intellettuale, d’analisi superiore. Giunio Lutriola, nei suoi Canti del mitico domani, dice di provare le medesime emozioni […] di quelle che provò studiando Hilbert o Riemann, Diofanto o Archimede, il Paradiso di Dante o le ville del Palladio (Fosco Maraini, Il Nuvolario, p. 42).
Le nubi a Corredo di Bimba sono tipiche delle mattinate o dei pomeriggi nel tardo autunno o nell’inverno, quando una lieve foschia discioglie alberi, case e vicoli in gradi successivi d’eterea vaghezza, a seconda della distanza, finché tutto si perde in un lucore bigioroseo, non più terra non ancora cielo. […] A. Mellows fa giustamente osservare che esse ispirano pensieri teneri e domestici (Fosco Maraini, Il Nuvolario, p. 55).
La scuola scandinava (K. Skoalsen) afferma – riteniamo in parte giustamente – che lo studio di queste nubi vada intrapreso nell’ebbrezza dell’azione; da un cavallo al galoppo, da un cutter che bordeggia col vento gagliardo, discendendo un pendio di neve farinosa con gli sci […]. La scuola rumena invece (T. Alegrescu) pur trovandosi sostanzialmente in accordo con i colleghi settentrionali, sostituisce agli esercizi sportivi il ritorno dal lavoro con zappa o falce sulle spalle, l’aratura, la semina, la vendemmia, l’issare le reti dal mare, il taglio degli alberi nella foresta (Fosco Maraini, Il Nuvolario, pp. 57-58).
Post scriptum
L’Enciclopedia Treccani, alla voce “Maraini, Fosco”, quasi al fondo recita: “Si dilettò anche di scrittura letteraria”. Il redattore di questa voce sembra liquidare come dilettantesca la letteratura di Maraini. Che sia un accademico?
Stefano Bollani e Massimo Altomare hanno musicato i testi delle Gnòsi delle Fànfole, altro capolavoro marainiano, creando un capolavoro nel capolavoro.