La città come architettura dell’informazione ed esperienza

Architettura di informazioni prima ancora che di mattoni, la città odierna è un sistema informativo emergente che elabora, scambia e reagisce all’informazione. Il superamento della visione della città come insieme di edifici è il filo conduttore di questa ricerca.

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Anna Berardi

Le città non sono soltanto infrastrutture fisiche, sono anche e soprattutto dei sistemi emergenti che producono, processano e scambiano informazioni. La città non si definisce quindi soltanto per la sua architettura fisica, ma anche e soprattutto per la sua architettura informativa. Flussi d’informazione interagiscono tra di loro e danno forma allo spazio urbano, che si configura come un sistema complesso. Il carattere di complessità dei sistemi, tradizionalmente legato ad ambiti scientifici come la biologia, la fisica, l’economia, ora è oggetto d’interesse anche per l’architettura e i sistemi urbani.

La struttura urbana deve essere in questo senso valutata abbandonando il rigoroso ordine visivo basato sulle viste aeree, e focalizzando invece l’attenzione sul flusso di informazioni. Concentrandosi sull’evoluzione e il movimento delle reti di informazione, si dovrebbe migliorare la funzionalità della città, rendendo lo scambio di informazioni più efficiente, alterando se necessario la struttura fisica. Il concetto chiave è quello di intendere una città sulla base delle sue reti di scambio di informazioni, piuttosto che sulla base della sua componente fisico-visiva.

In quanto sistema complesso, la città non costituisce un sistema stabile, equilibrato, ma è soggetto a continui cambiamenti; cambiamenti che richiedono capacità di ottimizzare l’efficienza dei modelli di scambio, rendendo il sistema stesso adattabile. Per questo si parla sempre più spesso di resilienza degli spazi urbani, perché è proprio in relazione a questo tema che si gioca la sfida più grande delle città intelligenti. Ma cosa si intende esattamente per resilienza? Presa in prestito dalla tecnologia dei materiali, resilienza deriva dal verbo latino resilire che significa saltare indietro, rimbalzare. Possiamo dire che la resilienza è la capacità che un sistema ha di rispondere in modo elastico alle pressioni esterne, una risposta adattiva e positiva a un cambiamento traumatico.
In quest’ottica, la resilienza permette di mantenere un equilibrio dinamico fra processi di design top-down (quelli stabiliti dall’alto da un organismo di controllo centrale – amministrazioni, urbanisti ecc.) e processi bottom-up (le spinte che provengono dal basso dagli utilizzatori del sistema che tendono più o meno volontariamente a modificarne la struttura).